24 febbraio 2005

Adsl, tante velocità ma un'unica bolletta

(Il Salvagente)

di Francesco Martini

Internet cambia velocità: l’Adsl raddoppia, triplica, quadruplica. Ma per il 12 per cento degli utenti non cambia proprio nulla perché le linee di rame, semplicemente, non sono in grado di reggere lo sforzo.

Lo ha scoperto Il Salvagente con l’aiuto degli esperti della rivista Punto Informatico, spulciando fra le promozioni del sito di Telecom. Una pagina scritta con un linguaggio molto tecnico faceva riferimento alla qualità delle linee, specificando che l’Adsl a 1,2 Mb/s è “compatibile con l’88 per cento delle coppie di rame”. E il restante 12 per cento?
Quando abbiamo cominciato a interessarci dell’argomento la pagina che ci aveva insospettito è scomparsa dal sito Telecom. L’azienda ci ha fatto sapere che conteneva “vecchie informazioni” e che adesso la situazione è cambiata. Ma la concorrenza, a denti stretti, conferma il contrario.
Solo Wind, senza smentire la notizia, fornisce una diversa percentuale di clienti “sfortunati” (5 per cento). Non smentisce l’informazione neppure il Garante delle comunicazioni.
Questo significa che chi intende usare il computer per vedere, ad esempio, film e partite di campionato, deve incrociare le dita: c’è almeno una possibilità su dieci che la visione risulti poco fluida, piena di interruzioni, con immagini di cattiva qualità. Comunque vada, la bolletta resta uguale per tutti. L’unica certezza è il canone: quello si paga al cento per cento.
L’accelerazione di Internet è la grande novità di questi giorni, sbandierata nelle pubblicità dei principali gestori di telefonia che hanno deciso, d’accordo con il Garante delle comunicazioni, di aumentare la potenza di tutte le connessioni Adsl, la tecnologia più usata dalle famiglie e dalle piccole e medie imprese italiane. I principali operatori hanno già aggiornato spot e contratti: Telecom, Fastweb, Wind, Tele2 e Tiscali ora propongono collegamenti Adsl straordinariamente veloci (l’offerta minima di Telecom è di 1,2 Mb/s mentre Tiscali promette addirittura 3 Mb/s). Per il 12 per cento dei clienti, però, le promesse non possono essere mantenute.
Cosa c’è che non va nelle linee di rame? Il problema riguarda alcuni cavi chiamati “doppini” (perché sono doppi, percorsi da una coppia di fili): sono di proprietà Telecom e percorrono il sottosuolo dalle centraline telefoniche alle case degli italiani. La tecnologia Adsl investe i doppini con una valanga di informazioni digitali. I cavi svolgono bene questo lavoro aggiuntivo, ma solo entro una certa distanza: superati quattro chilometri, infatti, la ricezione delle informazioni digitali risulta disturbata e la velocità delle connessioni Internet crolla. La situazione peggiora se il doppino è vecchio e in cattive condizioni (il rame tende a ossidarsi), oppure ha un diametro sottile. In tal caso bisogna attendere più tempo per vedere le pagine Internet, la musica si sente a scatti e il campionato, sullo schermo del computer, si vede sempre alla moviola.
Succede soprattutto nei paesini, nelle zone di campagna e a in alcune periferie cittadine. A queste condizioni alcuni clienti, probabilmente, farebbero serenamente a meno dell’Adsl, anche perché al disagio non corrisponde neppure uno sconto, una promessa, uno sforzo da parte dell’assistenza alla clientela.
Telecom, Wind, Fastweb, Tele2 e Tiscali, infatti, non sono tenuti a intervenire se le connessioni sono lente. E’ scritto in caratteri microscopici in fondo a tutte le pubblicità: le velocità indicate sono solo “valori di picco”, ovvero non specificano la reale efficienza del servizio, ma solo un valore massimo. Perciò se Internet funziona al rallentatore non sono costretti a intervenire (l’assistenza, nella maggioranza dei casi, si attiva soltanto se il servizio non funziona per niente).
Una bella seccatura visto che i problemi si riconoscono solo dopo la firma del contratto e i contratti, di norma, durano almeno un anno (chi vuole rescindere paga una penale).
Tiscali, però, lancia una sfida: “E’ vero, servono nuove regole, bisogna studiare contratti diversi” dichiara al Salvagente Patrizio Pizzetti, direttore marketing dell’azienda, sottolineando che “non è giusto che alcuni clienti, che pagano lo stesso degli altri, si trovino svantaggiati. Noi di Tiscali siamo pronti a cambiare. Ma non possiamo muoverci da soli: certe scelte devono essere fatte di comune accordo con tutti gli operatori, e soprattutto con Telecom”. E’ una proposta curiosa, visto che le società dovrebbero farsi concorrenza.
Gli operatori, comunque, hanno a disposizione tutti gli strumenti per monitorare la qualità delle linee in maniera semplice e automatica, senza neppure la necessità di inviare un tecnico sul luogo: ce lo confermano Wind, Tele2 e Fastweb.
“Contratti diversi per chi riceve un servizio peggiore: perché no?” commenta Antonio Converti, direttore marketing di Wind. Che precisa, però, che Wind è presente soprattutto in zone urbane, dove “il problema è meno sentito. E’ vero, comunque, che con l’aumentare delle velocità di connessione risultano sempre più evidenti i problemi legati alle infrastrutture”. Il direttore marketing di Wind, fra l’altro, spiega che l’azienda sarebbe disposta a informare i clienti prima della firma del contratto sui problemi di velocità della connessione. Ma questo genere di informazioni, spiega, “le possiede soltanto Telecom e le vende a caro prezzo. Noi di Wind possiamo recuperare i dati relativi alla linea solo in seguito, quando i contratti sono firmati”.
Lo stesso vale per gli altri operatori. E un dirigente di Telecom, senza mezzi termini, ci fa sapere che la possibilità di offrire soluzioni più vantaggiose a chi dispone di un cattivo servizio non è assolutamente prevista.


“I parametri trasmissivi fissati per il servizio Adsl lo rendono compatibile con circa l’88 per cento delle coppie in rame”: così era scritto, fino a qualche giorno fa, in una pagina pubblicitaria del sito Internet di Telecom Wholesale, il settore di Telecom che ha il compito di affittare le linee telefoniche agli operatori della concorrenza. La frase ha un significato preciso: nel 12 per cento dei casi l’Adsl non funziona a dovere. Abbiamo scoperto questo documento grazie agli esperti di Punto Informatico (www.puntoinformatico.it), autorevole rivista Internet che segue da vicino progressi e problemi dell’informatica italiana. Quando abbiamo chiesto a Telecom informazioni in proposito, ci siamo accorti che il documento, dal sito Telecom Wholesale, era improvvisamente scomparso. I responsabili dell’azienda hanno giustificato la sparizione spiegando che “la pagina si riferiva a una vecchia offerta”, aggiungendo che “quella percentuale non è più valida: ora è scesa al 5 per cento”. Comunque sia Alessandro Luongo, redattore di Punto Informatico ed esperto di tecnologia, ha individuato nelle nuove offerte Adsl dei principali gestori di telefonia parecchi punti oscuri: “Le pubblicità dicono che la velocità delle Adsl è più alta. Ma in molti casi non è così”.
Ci spieghi perché...
Lo stato delle infrastrutture di rame e la distanza fra gli utenti e le centraline telefoniche, in realtà, non sono l’unico problema. Se aumenta la velocità di picco potenziale delle offerte, non vuol dire che gli utenti andranno davvero più veloci.
Che senso hanno allora le cifre promesse dalle pubblicità?
Pochissimo senso. Le pubblicità dicono che la velocità massima delle connessioni può essere, ad esempio, 3 Mb al secondo. Ma è come vendere una scatola di chiodi e dire che dentro, al massimo, ce ne sono cento. Questo può significare che ce ne sono novanta, cinquanta, dieci… potrebbe anche essercene uno solo. Lo stesso vale per le offerte Adsl: gli operatori non specificano la velocità minima.
Qualcosa, però, sarà cambiato…
Certo. Per buona parte dei clienti la velocità dovrebbe essere aumentata. Ma di quanto? E’ assai probabile che la qualità del servizio abbia subito un peggioramento.
Per quale motivo?
Faccio un altro esempio. Si possono paragonare i cavi di rame alle tubature dell’acqua. Se si allargano i tubi che arrivano nelle case senza aumentare la quantità di acqua disponibile, l’unico risultato è una cattiva distribuzione. In un condominio, ad esempio, i più fortunati avranno molta più acqua, ma gli altri ne ricevono meno di prima. Lo stesso vale per l’Adsl: se aumenta soltanto la velocità potenziale, il servizio diventa incostante, meno efficiente.
Qual è la soluzione?
Gli operatori dovrebbero specificare il valore MCR, minimum cell rate. Specifica la velocità minima di ciascun cliente. Diversamente dai grandi gestori di telefonia, alcuni operatori minori inseriscono questo dato nelle offerte pubblicitarie. Chi non specifica il valore MCR, di solito, offre un servizio poco serio.


Lo chiamano “digital divide”: significa che a Matera le possibilità di sfruttare in pieno le potenzialità di Internet sono molto più scarse rispetto a Verona. Lo stesso vale per i piccoli centri urbani, penalizzati rispetto alle maggiori città.
Secondo il Ministero dell’Innovazione, di tutte le connessioni a Internet il 62 per cento avviene con vecchi modem analogici. E mentre il ministro dell’Innovazione Stanca annuncia la creazione di una “autostrada del Sole” che collegherà in una rete superveloce le amministrazioni pubbliche di tutta Italia, chi è rimasto tagliato fuori dalla rivoluzione informatica, nei paesini di mezza Italia, continua a organizzare gruppi di protesta e a spedire lettere agli operatori di telefonia.
E’ la fibra ottica che fa la differenza, soprattutto per le imprese: se le centraline telefoniche non sono servite dal collegamento in fibra, infatti, la velocità delle connessioni Adsl è molto più bassa. Secondo un documento redatto dal ministero delle Comunicazioni e intitolato Strategia e politiche per la larga banda in Italia, “il 70 per cento dei capoluoghi di provincia è raccordato in fibra ottica”. Ma questa statistica assume tutto un altro aspetto se si considera che “la densità di fibra per superficie, anche in rapporto al traffico, è doppia nelle grandi regioni settentrionali rispetto alle regioni del Mezzogiorno”. Se nel Centro Italia sono già stati stesi 122 chilometri di fibra ottica ogni mille abitanti, la stessa cifra, in tutto il Sud e nelle isole, scende a 65 chilometri per abitante.