17 marzo 2005

Dici Sportello Unico ma non si vede nulla


(Il Salvagente)

di Francesco Martini

E’ nato lo Sportello Unico per l’immigrazione, ma esiste solo sulla carta. L’ufficio decentrato per gestire più in fretta le pratiche burocratiche degli immigrati, formalmente, è pronto e in funzione già dal 25 febbraio. Di fatto, però, non si vede.

Il progetto risale al 2002 e fa parte delle novità della legge Bossi-Fini. I nuovi sportelli servirebbero a snellire i procedimenti per gli extracomunitari che chiedono permesso di lavoro, rinnovo del permesso di soggiorno o ricongiungimento con i familiari nel paese d’origine. L’obiettivo di semplificare la burocrazia, in un certo senso, è stato raggiunto: senza tante complicazioni, con il nuovo regolamento, le pratiche restano ferme sugli scaffali, come ci conferma Anna Maria Miraglia, responsabile della Direzione provinciale del lavoro di Roma.
Dal 25 febbraio di quest’anno, infatti, la competenza è stata trasferita dalle Direzioni provinciali agli Sportelli Unici. Sarebbe a dire, a nessuno, perchè gli sportelli ancora non esistono.
“L’innovazione potrebbe anche essere positiv, se lo Sportello Unico esistesse davvero. Per il momento, invece, è un ufficio virtuale: nella realtà non c’è nulla, a parte il caos”, commenta Piero Soldini, responsabile nazionale per l’immigrazione della Cgil, che proprio in questi giorni ha annunciato un incremento del 30 per cento fra le iscrizioni dei lavoratori extracomunitari. “Teoricamente - dice Soldini - i nuovi sportelli dovrebbero mettere insieme tutte le competenze riunendo in un solo ufficio Ministero del Lavoro, degli Esteri e dell’Interno. Che spesso, fra l’altro, in tema di immigrazione sono in contrasto fra loro e forniscono diverse interpretazioni della legge”.
L'idea doveva trasformarsi in realtà a febbraio del 2002 ma negli ultimi tre anni non è stata messa in pratica, perciò gli immigrati hanno continuato a presentare le loro istanze alle Direzioni provinciali del lavoro e alle questure, con pessimi risultati, come spiega il dirigente della Cgil: 15.000 pratiche di regolarizzazione, dal 2002, non sono ancora state risolte e nelle grandi città come Roma, Milano o Napoli, per il rinnovo dei permessi di soggiorno, in media tocca aspettare almeno un anno. Questo meccanismo ingolfato, il 25 febbraio, ha ricevuto il colpo di grazia. Se prima la burocrazia rendeva la vita difficile agli extracomunitari rispettosi delle regole, adesso il sistema è completamente paralizzato.
Silvia Canciani, dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, spiega che i ministeri dell’Interno e del Lavoro hanno diramato agli enti competenti una circolare per l’adeguamento alla legge Bossi-Fini: "i provvedimenti finali" per le richieste degli immigrati "saranno adottati dallo Sportello Unico” dice il foglio ministeriale, che però aggiunge, senza preoccuparsi del paradosso, che il nuovo ufficio potrà entrare in funzione solo “in seguito a direttive in corso di adozione” e che devono ancora essere stabiliti “gli elementi, le caratteristiche, la tipologia della modulistica” e “sono ancora in corso di realizzazione le procedure informatiche”.
E chi lavorerà nei nuovi sportelli? Sotto la direzione di quale ministero? Ma soprattutto: quand’è che gli uffici saranno pronti? Per queste domande non esiste ancora una risposta. Non è un problema da nulla visto che, come ci fa notare Soldini della Cgil, “non c’è traccia delle risorse tecnologiche, finanziarie e umane per istituire i nuovi sportelli. In Italia, negli ultimi dieci anni, il fenomeno dell’immigrazione si è quintuplicato ma il personale degli uffici competenti è rimasto esattamente lo stesso, anzi, in alcune grosse città si è addirittura ridotto. C’è addirittura il rischio che lo Sportello Unico, entrando in funzione, adesso non serva ad altro che ad amplificare l’incompetenza generale”.
La circolare del 25 febbraio, comunque, ha dato luogo a tante incertezze che il ministero del Lavoro, l’8 marzo, ne ha diramata un’altra, ancora più contradditoria, così gli addetti ai lavori sono sprofondati nella confusione totale. Adesso, non solo non si sa più chi ha l’autorità per mettere il timbro finale sui permessi di lavoro e sulle richieste di ricongiungimento familiare, ma non è neppure chiaro chi deve accogliere le domande. La prima circolare indicava le prefetture, ma c’è chi dice che il compito sia stato assegnato nuovamente alle Direzioni provinciali. Chi ha ragione? Chissà. Chiamando i diversi uffici, da Torino, a Napoli, a Roma, riceviamo risposte tutte diverse.
Nel frattempo gli industriali lanciano l’allarme: alle aziende italiane servono più immigrati. Quelli previsti dalle quote non bastano anche perché, spiegano i Giovani di Confindustria, “le procedure previste per la concessione dei permessi di soggiorno sono macchinose e burocratiche. E' fondamentale realizzare quanto prima gli Sportelli Unici stanziando le risorse necessarie. Che a oggi non sono previste”.