9 febbraio 2006

Il mistero dei treni scomparsi

(Il Salvagente)

di Francesco Martini

Lo specchio delle difficoltà delle ferrovie italiane sono i percorsi regionali.
Dove viaggiano i pendolari e i prezzi dei biglietti sono più bassi, sono stati applicati i peggiori tagli agli investimenti. Le attenzioni dell'azienda di Stato sono tutte per i percorsi lunghi, ovvero quelli con le tariffe più ricche.
Ma anche le grandi dorsali, ormai, mostrano segni di crisi. La carenza di motrici e carrozze è un problema diffuso in tutto il Paese, dai piccoli tragitti ai grandi percorsi. L’acquisto di nuovi convogli procede a rilento. In parte è affidato alle regioni, che hanno poca voglia di investire senza garanzie. Perchè le Ferrovie tendono a fare di testa di loro: alcuni treni acquistati nelle Marche, per fare un esempio, sono finiti in Lombardia, e questo agli amministratori locali non piace.
Sono sempre più numerosi, nel frattempo, i vecchi treni che finiscono in manutenzione. E’ il caso delle 800 carrozze (su un totale di 8300) ritirate a ottobre a causa di pulci, cimici e zecche che si annidavano nella sporcizia dei vecchi sedili. Da Trenitalia avevamo ricevuto la garanzia che, dopo una radicale opera di “ristrutturazione”, le carrozze sarebbero tornate in circolazione entro 3 mesi. Il tempo è scaduto: torniamo a chiedere che fine hanno fatto le carrozze.
“Ne sono tornate in circolazione 120” rispondono i portavoce dell’azienda ferroviaria, e spiegano che entro fine marzo “torneranno a viaggiare 287 carrozze”.
Ma i treni ristruttirati non fanno in tempo a tornare sulle rotaie che finiscono di nuovo in manutenzione: è il caso delle 10 motrici Etr 500 (per un totale di 18 percorsi) ritirate il 30 gennaio. Sono gli Eurostar più vecchi in circolazione (costruiti nel ’93) e hanno un difetto: le prese d’aria del motore sono in basso, sotto la "pancia" del treno, rivolte verso il terreno. Quindi basta un po’ di neve per fermare il motore. Quando hanno cominciato a saltare i circuiti gli Etr sono tornati in officina. Dovevano riprendere a funzionare, ancora una volta, entro il 5 febbraio. Al momento in cui scriviamo, invece, otto mancano all'appello.