19 giugno 2008

Visa e Mastercard, abuso miliardario

(Il Salvagente)

di Francesco Martini

“Cooperativa non profit”. Non parliamo di una bocciofila di paese, ma di Visa, uno dei circuiti di carte di credito più diffusi al mondo. La divisione europea è registrata in Inghilterra come associazione senza fini di lucro, anche se fa circolare circa 1.300 bilioni di euro all’anno. Oltretutto, la società potrebbe incassare molto più del dovuto.

Visa Europe, insieme a Mastercard, è finita nel mirino della Commissione europea con l’accusa di pretendere un “dazio” troppo oneroso, e ingiustificato, per ogni transazione elettronica. Attraverso un labirinto di percentuali chiamate “commissioni interbancarie”, dalle tasche dei consumatori, passando per i negozi e le banche, i soldi viaggiano in una sola direzione: verso i gestori delle carte.
Sono anni, ormai, che l’Antitrust europeo combatte contro questo meccanismo. Lo scorso 12 giugno, a Waterloo, si è conclusa la prima battaglia: la sede belga di Mastercard ha annunciato l’annullamento provvisorio, a tempo indeterminato, di tutte le commissioni interbancarie, a partire dal 21 giugno. Una vittoria senza precedenti anche se, al momento in cui scriviamo, non è ancora chiaro come si comporterà Visa, il diretto concorrente. 

L’ultimatum
Neelie Kroes, commissaria per la Concorrenza, commentando l’avvio del procedimento contro i gestori delle carte, non ha usato mezzi termini: “Le commissioni interbancarie multilaterali aumentano i costi di accettazione delle carte da parte dei negozianti. Il conto, alla fine, devono saldarlo i consumatori, che corrono il rischio di pagare due volte: con le commissioni annuali, che vengono addebitate dalle banche sui conti correnti, ma anche con prezzi al dettaglio gonfiati. La Commissione europea - ha concluso la Kroes - accetterà le commissioni interbancarie soltanto quando stimoleranno chiaramente l’innovazione a vantaggio degli utenti”.
Perciò, a dicembre dell’anno scorso, Mastercard Europe ha ricevuto un ultimatum: il sistema di commissioni doveva cambiare entro questo giugno, altrimenti la società avrebbe cominciato a pagare, ogni giorno, una penale pari al 3,5 % del fatturato. 

Come funziona 
Le commissioni interbancarie pesano su tutte le transazioni con moneta elettronica (dei Bancomat parleremo più avanti, in queste pagine). Vediamo come funzionano.
Le banche distribuiscono le carte di credito e mettono a disposizione i Pos (le “macchinette” che leggono i chip o le bande magnetiche). L’intero sistema, però, non fa capo agli istituti di credito, ma ai gestori dei circuiti, come Visa e Mastercard (che sono, peraltro, grandi associazioni di banche).
Chi usa la carta paga solo il prezzo dell’acquisto. Ma non è il caso di illudersi: il consumatore, in modo indiretto, è il vero finanziatore delle commissioni interbancarie. Quando le carte vengono “strisciate”, i negozianti versano una percentuale (fra lo 0,8 e l’1,2 %. nel caso di Mastercard) alle banche che gli hanno fornito le “macchinette”.
“Per alcune carte, che chiamiamo Travel Entertainment, come Diners e American Express, si arriva fino al 4%”, spiega Ernesto Ghivinelli, esperto di sistemi di pagamento per Confcommercio. E aggiunge: “Queste percentuali, ovviamente, pesano sui margini di guadagno, e quindi sul prezzo finale dei prodotti”.
Le banche dei commercianti, a loro volta, versano una commissione agli istituti di credito che hanno emesso le carte di credito (è la commissione interbancaria).
Alla fine, però, chi ha organizzato la festa prende il grosso della torta. Le banche coinvolte, infatti, trasferiscono buona parte delle loro percentuali direttamente ai gestori dei circuiti, che stampano il marchio sulle carte e garantiscono le transazioni. Società “non profit” come Visa e Mastercard non incassano direttamente le commissioni interbancarie, ma le raccolgono a giochi fatti e stabiliscono quanto devono essere alte. In conclusione rastrellano fra il 70 e il 90% del loro valore.

Abusi
Dov’è il problema? Semplice: i cittadini europei non possono fare a meno di questi strumenti di pagamento, sempre più comodi e sicuri. La moneta elettronica è incentivata anche dai governi nazionali: in Italia, ad esempio, l’ultima legge antiriciclaggio vieta il pagamento in contanti di somme superiori a 12.500 euro, e la cifra è destinata a scendere ancora. Le commissioni interbancarie, però, sono imposte in modo in unilaterale dai “padroni” dei circuiti, le associazioni di migliaia di banche che controllano i sistemi Visa e Mastercard, ma anche Diners e American Express, in deroga alle regole che vietano cartelli e accordi lesivi della concorrenza. Di questo “permesso speciale”, secondo la Commissione, è stato fatto un abuso, con il risultato che le commissioni fra banche sono troppo alte e servono solo a garantire un margine più ampio ai gestori dei circuiti, a scapito dei commercianti e dei consumatori. Il meccanismo, quindi, deve cambiare.

Le (faticose) ammissioni di Visa
“Non abbiamo come obbiettivo il profitto”. Davide Steffanini, direttore generale di Visa Europe in Italia, insiste su questo punto: l’associazione di banche non trae profitti. Tantomeno dalle commissioni interbancarie.
Visa muove migliaia di miliardi, ma è registrata in Inghilterra come associazione senza fini di lucro. Com’è possibile?
E’ così.
L’azienda, quindi, spende per tutto in costi di gestione. O no?
I costi sono consistenti. Bisogna gestire il marchio, le piattaforme tecnologiche, i terminali, garantire ogni transazione in assoluta sicurezza in qualsiasi parte del mondo, e poi c’è la ricerca… le voci di spesa sono numerose.
Non avanza proprio nulla?
Quello che guadagniamo in più, lo restituiamo.
E a chi lo restituite?
Alle nostre banche associate.
Ecco. E il denaro entra in cassa anche grazie alle commissioni interbancarie.
Assolutamente no. Quelle sono commissioni che il commerciante paga alla sua banca, che a sua volta versa una percentuale all’istituto di credito che ha emesso la carta. Servono a mantenere un equilibrio, incentivando le banche.
Le quali banche versano una percentuale delle commissioni direttamente a Visa Europe.
No. Non è così.
Ma come? Visa non prende proprio nulla dalle banche?
Le banche corrispondono a Visa una “fee”, ovvero, un importo fisso.
Insomma, un importo per ogni transazione.
Sì. Anche.
Quanto?
E’ solo una particella di euro. Può essere diversa per ogni istituto di credito, a seconda degli accordi.
Non c’è proprio alcun legame fra la “fee” di Visa e le commissioni delle banche?
Nessun legame.
Allora per quale motivo Visa e Mastercard sono finite nel mirino della Commissione europea?
Attenzione. I due casi sono completamente diversi. Le commissioni di Mastercard sono state giudicate illegali perché l’azienda ha sempre rifiutato un confronto con la Commissione. Visa, invece, ha cominciato un dialogo nel 2002: ora sono passati cinque anni e la Commissione, in un clima di collaborazione, ci chiede di fare il punto.
Mastercard ha dovuto sospendere le commissioni interbancarie. Che somigliano tanto anche alle vostre. Quindi Visa farà lo stesso?
La situazione, per Visa, è completamente diversa, come le ho detto.
In seguito al provvedimento europeo, le banche che emettono carte Mastercard, almeno provvisoriamente, non potranno intascare commissioni. Il sistema di incentivi rischia di saltare. Secondo lei l’azienda dovrà abbassare le sue “fee”?
No, non credo che la cosa abbia rilevanza.