20 settembre 2007

Casa in affitto? E' l'anarchia

(Il Salvagente)

di Francesco Martini
 
Cercasi appartamento a Roma di cinquanta metri quadri con un contratto d’affitto regolare e un prezzo inferiore a 1000 euro. Va bene anche lontano dal centro, basta che sia un’abitazione decente, con una camera da letto e un salottino con angolo cottura.
Provate a trovarlo: Il Salvagente ha fatto numerosi tentativi, rispondendo agli annunci su Porta Portese, il celebre giornale di inserzioni economiche della Capitale.
 Abbiamo visitato otto appartamenti. In un solo caso ci sé stato proposto un contratto regolare (quattro anni, canone libero) per un decoroso appartamento di 55 metri quadri, a un prezzo alto (mille euro) ma onesto. Invece le altre sette case, fotografate e descritte in queste pagine, sono veri e propri tuguri affittati con contratti irregolari a un prezzo indecente. Non abbiamo cercato le peggiori: ci siamo limitati a rispondere agli annunci fra 800 e 1000 euro.
La legge è chiara: esistono due tipi di contratto, a canone libero (il locatore può stabilire liberamente il prezzo, ma il contratto deve essere rinnovabile, per una durata minima di quattro anni) oppure a canone concordato (si può affittare per brevi periodi, ma il prezzo va stabilito in base alla zona e alla metratura).
Le case che abbiamo visto, affittate con contratti “transitori”, “provvisori” o “a uso foresteria”, costano il doppio o addirittura il triplo di quanto previsto negli accordi fra Comune di Roma e Sunia, il sindacato degli inquilini. Nelle tabelle in queste pagine, accanto alle cifre folli degli annunci, pubblichiamo il corrispettivo “regolare” secondo i calcoli del Sunia.
Forse le regole sono troppo stringenti e non tengono conto che il mercato è cambiato e i prezzi, si voglia o no, sono lievitati. Di sicuro, quasi nessuno rispetta la legge. Gli abusi restano impuniti perciò i contratti non vengono registrati: sono carta straccia. Così, in tutta Italia, solo il 15 per cento delle case risultano affittate, perché si perde il conto delle abitazioni in nero. Nel resto d’Europa, la statistica non scende mai sotto il 40 per cento.
Il risultato è l’anarchia. Chi affitta casa a Roma – come nelle altri grandi città italiane - va incontro a vessazioni quotidiane, pretese surreali, situazioni pericolose. “Non è raro, ad esempio, che le studentesse in affitto si trovino ad affrontare pesanti molestie”, racconta Piero Ranieri, segretario del Sunia per il Lazio, e aggiunge: “Riceviamo moltissime segnalazioni. Quasi nessuna, però, arriva in giudizio. Gli inquilini hanno troppa paura di perdere le case”. E la Guardia di finanza che fa? “A Roma – continua Ranieri - l’ultima grande retata risale all’anno scorso: operazione Domus Aurea, l’hanno chiamata. Ma è cambiato poco. La situazione non è mai stata così drammatica: in Italia non si investe nel settore delle locazioni ormai da decenni e la domanda di affitti è altissima e l’offerta scarsa. Siamo arrivati al punto che le inserzioni indicano il prezzo d’affitto come base d’asta: vince il miglior offerente”.
Ma chi ha già sottoscritto un contratto capestro, non può rivolgersi alla giustizia? “Certo. Ma non è facile dimostrare le proprie ragioni”, continua Ranieri, spiegando che “le cause, magari, vanno avanti per anni, mentre l’inquilino si ritrova senza casa”.
Per visitare gli appartamenti che vedete nelle foto abbiamo risposto a quindici annunci. In due casi, i proprietari o gli agenti immobiliari non si sono presentati agli appuntamenti. Altri hanno rimandato la data dell’incontro (“scusi, ho cambiato idea, vado due giorni in campagna”). Un paio di volte, dopo un serrato interrogatorio al telefono, ci hanno liquidati malamente. Infatti la domanda di affitti è talmente pressante che i locatori sottopongono i candidati a difficili provini, anche surreali.
La diffidenza verso gli stranieri, a volte, è una vera fobia: “Ma è sicuro di essere italiano? Lei ha uno strano accento”, insiste una signora, che non si lascia convincere e avanza sospetti sempre nuovi: “Ce l’ha la ragazza? E lei è straniera? Faccia il favore: la porti all’appuntamento, così la vedo”. Ci siamo mostrati mansueti, abbiamo acconsentito a tutte le richieste, ma la proprietaria, in conclusione, non ci ha voluto mostrare l’appartamento. Per qualche motivo, non le siamo piaciuti.
Un altro locatore (che poi ha annullato l’appuntamento) sostiene che la sua casa ha un valore aggiunto: “E’ un appartamento vero” dice, e comincia a elencare: “C’è una vera camera da letto, una vera cucina, un vero bagno…”. Tutto vero. Compreso il prezzo: 800 euro per quaranta metri quadri, in periferia.

Regole inutili e consigli pratici
I diritti degli inquilini sono numerosi: sarebbe bello, cercando una casa in affitto, affrontare i proprietari e gli agenti immobiliari con il codice alla mano, pretendere il rispetto delle regole e in caso contrario minacciare di ricorrere all’autorità giudiziaria. Ma nelle grandi città italiane, chi sfoglia gli annunci con questo spirito, ottiene un solo risultato: non trova casa, oppure deve rassegnarsi a mesi e mesi di ricerche.
Raramente il proprietario accetta di registrare il contratto presso gli uffici del Comune. Innanzitutto perché bisogna pagare un’imposta, ma soprattutto perché la stragrande maggioranza dei contratti è irregolare (altrimenti dovrebbero rispettare i limiti economici e le garanzie per gli inquilini previsti dalla legge).
In ogni caso diffidate di chi non vuole firmare carte di alcun tipo, perchè la copia di un documento firmato, nel peggiore dei casi (in tribunale), può sempre tornare utile.
Chi vuole vivere in affitto per un lungo periodo di tempo dovrebbe cercarlo a canone libero: quattro anni, con diritto di rinnovo per altri quattro. Non è facile rintracciare offerte di questo tipo (spesso il canone è proibitivo).
Molto probabilmente, vi troverete a firmare per un periodo più breve. Per legge il tempo minimo sarebbe di tre anni. In realtà si incontrano soprattutto contratti “transitori”, per la durata di un anno o due. Il proprietario tenterà di convincervi che questo tipo di accordo è previsto dalla legge. Non è così. I contratti transitori, in realtà, possono essere destinati solo a inquilini non residenti e la necessità di un alloggio temporaneo (ad esempio, per studio) dovrebbe essere adeguatamente giustificata e certificata. Ecco perché una coppia di romani, per cercare affitto nella loro città, spesso si trova a ricorrere agli stratagemmi più umilianti: anche se hanno un lavoro sono costretti a dichiarare, nel contratto, di essere studenti fuori sede. Con la residenza in un’altra città.