10 maggio 2007

Ce ne sono 13mila ma vincono in 2

SOCCORSO STRADALE: I COSTI DELLA MANCATA CONCORRENZA
DIECI ANNI DI DUOPOLIO DI ACI E EUROP ASSISTANCE HANNO MESSO
FUORI MERCATO MIGLIAIA DI PICCOLE OFFICINE. E TUTTO NASCE DA
UN CONTRATTO IN ESCLUSIVA CHE DANNEGGIA GLI AUTOMOBILISTI.

(Il Salvagente)

di Francesco Martini



Qualcosa sta cambiando. Dopo dieci anni, il monopolio del soccorso in autostrada potrebbe avere vita breve. Finora gli italiani hanno dovuto accettare le condizioni dei “signori” dei carri attrezzi.
Adesso, le associazioni dei soccorritori hanno deciso di rompere il monopolio, giocando a carte scoperte. Ci hanno mostrato i conti delle imprese, le convenzioni, i contratti con i concessionari autostradali: tutti gli ingranaggi di una trappola che scatta ogni volta che un automobilista si ferma nelle corsie di emergenza.
Sul Salvagente del 19 aprile vi abbiamo raccontato del monopolio di Aci e della compagnia di assicurazioni Europ Assistance, le uniche aziende di soccorso autorizzate a lavorare sulle autostrade. Si spartiscono i clienti al 50 per cento e applicano esattamente gli stessi prezzi, allineati sui massimi consentiti dal ministero dei Trasporti.
In Italia ci sono, invece, 13mila aziende di soccorso. Ma nella riserva di caccia delle autostrade lavorano solo queste due. Perciò, se vi si ferma la macchina sulla tangenziale, non pensate di chiamare un meccanico di fiducia: siete sul territorio di Aci e Europ Assistance. Non c’è scampo: dovete chiamarli.
Probabilmente, se non avete una tessera associativa, non conoscete neanche i numeri verdi. Non vi resta che raggiungere una colonnina Sos e chiedere soccorso alla sala radio della concessionaria autostradale. Che, invece di contattare direttamente le officine, passa la chiamata ai centralini di Aci o di Europ Assistance. I clienti, a quanto pare, vengono spartiti addirittura a metà fra le due aziende, in modo alternato, per garantire a entrambe la stessa quantità di lavoro.
Così la concorrenza è annullata. Le conseguenze di questo strano accordo sono gravi. Perché non tutte le officine si trovano alla stessa distanza dall’auto da recuperare: a volte, la differenza è notevole. Perciò, a seconda dei casi, il carro attrezzi può anche partire da molto lontano.
Il bidone in autostrada Il cliente, ignaro, acconsente a trainare la macchina per tutto il percorso, fino all’officina, pagando 90 centesimi al chilometro. Non immagina che ha dovuto aspettare più a lungo, e sborsare una cifra più alta, perché la società autostradale e le due aziende di soccorso hanno raggiunto un accordo a sue spese.
Questo fantasioso sistema di “coordinamento”, comunque, non è l’unico motivo dei lunghi tempi di attesa, che dal 1996 a oggi sono addirittura raddoppiati. Negli ultimi dieci anni, molte delle officine che operavano sulle autostrade hanno chiuso i battenti.
Europ Assistance non possiede neanche un carro attrezzi: per garantire il servizio ai suoi assicurati, lavora in convenzione con piccole imprese di soccorso.
Aci, invece, in passato era proprietaria di una solida rete di officine specializzate, diffuse in tutta Italia, anche all’interno delle aree di servizio delle autostrade. Ma in due soli lustri è stato tutto smantellato, raso al suolo. Così, anche l’Automobile club adesso si serve di piccole imprese convenzionate, che indossano il suo marchio.
I carri attrezzi che operano in convenzione con le due aziende, in tutto, sono 5mila. Non molti. Come mai? Semplice: firmare le convenzioni, alle piccole imprese di soccorso, non conviene più.
A prima vista, la possibilità di lavorare con Aci o Europ Assistance, ricevendo il permesso di varcare i caselli delle autostrade e di assaggiare una fettina di monopolio, sembra un’occasione ghiotta. In realtà, non è così.

Tariffe altissime

Le tariffe sono altissime, è vero, e i clienti non hanno possibilità di scelta. Ma le due monopoliste pretendono percentuali stratosferiche. Ad esempio Aci, che svolge una parte minima del lavoro, limitandosi a mantenere in attività un centralino telefonico (oltre tutto superfluo, visto che le autostrade dispongono già delle sale radio), per ogni intervento incassa il 42 per cento della tariffa, più il 2 per cento del fatturato dell’impresa di soccorso. Europ Assistance è meno ingorda, ma non si fa mancare nulla: prende il 38 per cento della tariffa.
Alle piccole imprese, che svolgono il lavoro e sopportano tutte le spese, non resta molto. Così, senza essere proprietari dei carri attrezzi e delle officine, evitando di partecipare alle spese di manutenzione, i signori del soccorso si limitano ad allargare i cordoni della borsa. In cambio, consentono alle piccole imprese di varcare i caselli delle autostrade: offrono loro un terreno su cui lavorare, ma in cambio della metà dei frutti. Come gli antichi mezzadri. Possono esercitare questo “diritto di signoria” perché hanno l’esclusiva - per grazia ricevuta - sulle autorizzazioni delle concessionarie autostradali. Insomma, bentornati nel feudalesimo.


Aci
101 euro
per la chiamata
40 euro
li incassa Aci
58 euro
li incassa l’officina
3 euro
vanno alle autostrade

Europ Assistance
101 euro
per la chiamata
36 euro
li incassa Europ Assistance
62 euro
li incassa l’officina
3 euro
vanno alle autostrade


MILIONI DI EURO DA DARE IN GARANZIA
Fideiussioni d’oro per tenere lontane le concorrenti
PIÙ DI 100 EURO PER INVOCARE L’INTERVENTO DI UN CARRO ATTREZZI.
IN REALTÀ SI PUÒ FARE ANCHE SPENDENDO MENO. SE SI INFRANGE LA BARRIERA.
Il soccorso in autostrada è un “servizio pubblico universale”. Le concessionarie, per legge, sono tenute a garantire l’assistenza agli automobilisti, in caso di incidente, ma anche per le più banali avarie, su tutti i percorsi. Altrimenti, come sottolineato da una circolare del ministero dei Trasporti del 1999, è previsto il decadimento della concessione, o il declassamento delle autostrade a “strade extraurbane” (ovvero, senza pedaggi).
È comprensibile, quindi, che le autorizzazioni vengano assegnate con molta cautela, solo ad aziende solide, di provata serietà. Da qui a tenere in piedi un monopolio, che oltretutto offre un servizio sempre più scarso, ce ne passa.
Il problema non esisterebbe se le autorizzazioni per lo svolgimento del servizio pubblico di soccorso fossero assegnate con pubbliche gare d’appalto, organizzate secondo criteri equi, sotto la lente delle apposite autorità di controllo. Invece, per ottenere il diritto a lavorare sui percorsi di Autostrade per l’Italia, Aci e Europ Assistance hanno firmato un banale contratto di 23 pagine. Qualsiasi impresa di soccorso, in teoria, avrebbe il diritto di mettere la firma a pagina 23. Anche perché il mercato del soccorso in autostrada, ufficialmente, è libero: lo ha chiarito l’Antitrust nel 1996, senza mezzi termini. Ma nella realtà le cose non stanno così: le clausole dei contratti, di fatto, sono così pesanti, che nessuno, a parte i giganti Aci ed Europ Assistance, può permettersi di accettarle.

23 PAGINE DI CONTRATTO

Le 23 pagine di Autostrade per l’Italia, ad esempio, pretendono una fideiussione bancaria di un milione di euro a favore della concessionaria (le stesse condizioni si trovano nei contratti di tutte le concessionarie).
La cifra deve essere lasciata in garanzia per ogni tronco autostradale oggetto di autorizzazione.
La concessionaria, oltretutto, pretende “una copertura territoriale di mezzi e di uomini in almeno una unità territoriale”. Perciò, possono firmare il contratto soltanto le aziende che ottengono dalle banche due o più milioni di euro di fideiussione. Quale banca sarebbe disposta garantire una cifra così alta a un piccolo consorzio di officine? Ma soprattutto: a cosa serve una copertura finanziaria così imponente?
Abbiamo girato la domanda all’Aci e all’associazione delle concessionarie autostradali Aiscat, senza ottenere risposta. Le due organizzazioni, fra l’altro, non hanno commentato (né smentito) nulla di quanto scriviamo in queste pagine. Aiscat ha accettato di pronunciarsi soltanto su un argomento: il nuovo capitolato per l’assegnazione delle autorizzazioni al soccorso in autostrada. Il progetto è nell’aria da anni: un documento condiviso da tutte le concessionarie, che contenga regole comuni, e più trasparenti, per l’assegnazione delle autorizzazioni alle imprese di soccorso. Da fonti bene informate, apprendiamo che il capitolato Aiscat doveva essere pronto in questi mesi. Ma il commento di Aiscat è secco: “Il capitolato non è in corso d’opera”.