22 febbraio 2007

Pacchi postali: dalla Cina in un giorno, da Milano in sei mesi

(Il Salvagente)

di Francesco Martini

Un pacco su dieci resta bloccato. Non importa se il mondo è “globalizzato” e le merci viaggiano in tempo record da un capo all’altro del pianeta. Quando arrivano in Italia, dopo migliaia di chilometri, il dieci per cento dei circa settemila pacchi e pacchetti che arrivano ogni giorno da paesi extraeuropei finisce in un magazzino di Poste italiane. E lì resta. Anche per parecchi mesi.
“Riporteremo la situazione alla normalità in due settimane”, è la promessa di Poste al Salvagente. Speriamo che tengano fede all’impegno. Perché la situazione, ormai da due anni, è disastrosa.

I pacchi che pesano più di 2,5 chili (nel 2005 ne sono arrivati 361mila) vengono gestiti separatamente. Se provengono dagli Stati Uniti, il centro di smistamento è Lonate Pozzolo, a Milano.
I pacchi spediti dalle altre regioni del mondo transitano per il centro di Corcolle, a Roma.
I plichi che pesano meno di due chili e mezzo (dall’estero, fra lettere e pacchetti, ne arrivano più di 184 milioni e 500mila all’anno) invece viaggiano nei sacconi del servizio universale e passano tutti per il centro milanese di Roserio.

Soprattutto per quanto riguarda i pacchetti, le segnalazioni di ritardi sono numerose. Per spedizioni da Hong Kong o dalla Cina, si può aspettare fino a sei mesi. Per capire che qualcosa non funziona basta dare un’occhiata su Internet al forum di E-bay, intasato di lamentele dei clienti imbestialiti. Quando i pacchi finisco nel limbo dei centri di sdoganamento riuscire a sbloccarli è difficilissimo: chiamare il numero verde di Poste italiane o inviare solleciti e lettere di protesta – come segnalano anche i nostri lettori - è completamente inutile.
Da fonti ben informate apprendiamo che a Milano Roserio - il centro di smistamento dei pacchetti leggeri - ci sarebbero la bellezza di 35mila plichi in arretrato. Da Poste italiane precisano che a loro “risulta un numero più basso” (risposta non proprio confortante, in realtà). “Per quanto riguarda il centro di Roserio – spiegano dall’azienda - la criticità si è verificata a fine novembre 2006 perché la Circoscrizione doganale di Milano ha cominciato a bloccare tutte le spedizioni in arrivo da particolari Paesi, come la Cina, Hong Kong o Taiwan”.
Ma le Dogane non confermano. Anzi, negli ultimi due anni hanno diffuso ben quattro comunicati stampa ribadendo “la propria estraneità ai ritardi”. Il “servizio di sdoganamento dei pacchi postali – precisano - è gestito direttamente da Poste Spa”.
Agenzia delle dogane e Poste si rimpallano la responsabilità già da parecchio tempo. Ma adesso le Dogane vogliono troncare la polemica. La direttrice dell’Area centrale Cinzia Bricca, senza mezzi termini, spiega che “le disfunzioni sono da ascrivere ai ritardi accumulati nelle procedure di sdoganamento eseguite da Poste”. Che secondo la dirigente non lavora abbastanza: “La tutela degli interessi nel settore tributario ed extratributario richiede un improcrastinabile, incisivo e concreto impegno da parte della società Poste”. Per questo motivo l’Agenzia “ha istituito un apposito osservatorio al fine di monitorare periodicamente l’andamento dell’attività e individuare le soluzioni più idonee all’eliminazione della criticità. Con lo scopo – conclude la Bricca - di ricondurre le operazioni compiute da Poste a uno standard tempistico in linea con le aspettative dell’utenza”.
Comunque, secondo Poste, il problema dei ritardi ormai riguarda soltanto i pacchi più leggeri, quelli che transitano per Roserio. “La situazione negli altri gateway - dicono - è nella norma, e non risultano giacenze”, perché a settembre del 2006 l’azienda “ha adottato, a Lonate Pozzolo e Corcolle, una nuova procedura interna che ormai è entrata a regime. Precedentemente Poste si era affidata senza successo a una società esterna”. Dall’azienda ci fanno sapere che anche nell’ufficio di Roserio “è attualmente in corso una completa revisione del sistema telematico a supporto dell’attività di sdoganamento. Nel transitorio – spiegano – è stata messa a punto una procedura più snella che consentirà in tempi brevi di smaltire le operazioni in giacenza. Per svolgere al meglio l’attività di sdoganamento, Poste italiane ha prodotto grandi sforzi per l’ammodernamento delle strutture logistiche, per il rinnovamento delle attrezzature e per l’aggiornamento dei sistemi informativi e ha investito nella formazione del personale”.
In effetti il Centro di Meccanizzazione Postale di Roserio è perennemente in ristrutturazione: “I lavori vanno avanti da più di sette anni. Neanche fosse il Duomo di Milano”, commenta un dipendente. Il vero problema, probabilmente, è che il macchinoso metodo di smistamento delle Poste non tiene conto delle nuove esigenze degli italiani. Che usano il computer e comprano sempre più spesso dagli Usa, dall’India, dalla Cina o dal Giappone, dove trovano prezzi e prodotti diversi. Il 10 per cento finisce nei magazzini della posta inevasa - come ha ammesso recentemente un dirigente di Poste, Giorgio Goubran, in un’intervista a Radio24 – perché basta un’incertezza burocratica per paralizzare la corrispondenza.