28 settembre 2006

I nuovi taxi? Nessuno li ha visti


(Il Salvagente)
 
di Francesco Martini
“Se sono indispensabili nuove licenze di taxi, il comune di Roma provveda in modo coerente e immediato a rilasciarle”. Non lo chiede un economista liberista o un’associazione dei consumatori: sono parole di Enrico Caruso, segretario aggiunto della Cisl. Segno che l’estenuante braccio di ferro fra Comune e tassisti ormai ha stancato perfino il sindacato.
Roma è la cartina tornasole del decreto Bersani: se le nuove regole serviranno a qualcosa, i primi a giudicare saranno i cittadini della Capitale dove i rappresentanti dei tassisti, scesi da tutta Italia per protestare contro il decreto, hanno firmato l’accordo con il governo, con la mediazione del primo cittadino, Walter Veltroni. Ma il tempo passa e di cambiamenti non se ne vedono.

 Lo scorso quindici settembre ad esempio, dovevano scendere in strada circa 1500 taxi in più (380 la mattina, 760 il pomeriggio). Eppure quel giorno, come al solito, trovare un taxi libero era un’impresa. “C’era uno sciopero dei mezzi pubblici” giustifica Nicola Di Giacobbe, responsabile nazionale di Unica Taxi, il comparto Cgil che difende gli interessi dei tassisti. Nei giorni seguenti però la situazione è rimasta invariata, anche senza scioperi. “E’ sempre lo stesso discorso: piazza Venezia è bloccata dai lavori, la metropolitana chiude alle nove di sera, ci sono continue manifestazioni... questa città è così” commenta Di Giacobbe. Va bene, Roma è una città difficile, ma com’è possibile che con una media di 1500 taxi in più al giorno (che dovrebbero diventare 2500 entro la fine di ottobre) la situazione sia rimasta immutata? Che fine hanno fatto i doppi turni e i tassisti “straordinari”?
Dall’assessorato ai trasporti ci spiegano che i nuovi tassisti sono in servizio però il Comune “non è in grado di controllare” perché il “sistema di monitoraggio” delle vetture in circolazione non è ancora in piedi. Non si sa neppure come dovrebbe funzionare perché le resistenze dei tassisti, finora, hanno impedito di presentare una proposta alla commissione (che è formata, come previsto dal decreto Bersani, da rappresentanti dei tassisti e del Comune). L’amministrazione capitolina, per tenere d’occhio i taxi in circolazione, vorrebbe sfruttare le tecnologia satellitare: l’ipotesi è nell’aria da mesi. Senonché, di punto in bianco, nei giorni scorsi i rappresentanti dei tassisti hanno reso noto che non vogliono essere perseguitati da un “Grande Fratello” elettronico. Davvero incredibile, visto che la stragrande maggioranza dei taxi romani è già sotto stretta sorveglianza: le centrali radio li seguono in ogni spostamento, proprio grazie ai satelliti. Il Comune, banalmente, potrebbe condividere le informazioni che sono già in possesso delle centrali radiotaxi.
Ma Loreno Bittarelli (intervistato in queste pagine), presidente del 3570 (la più grande centrale romana, con 2700 iscritti su un totale di 5821 auto bianche), si oppone con forza a questa possibilità, convinto che l’amministrazione pubblica utilizzerebbe i dati “in modo strumentale”.
Nel frattempo basta salire sui taxi romani e fare quattro chiacchiere con i conducenti per capire che qualcosa non ha funzionato. Abbiamo chiesto a quattro tassisti se hanno intenzione di sfruttare la possibilità, introdotta con il decreto Bersani, di assumere un collaboratore. Non abbiamo ricevuto una sola risposta positiva. Perché assumere un “conducente aggiuntivo”, a quanto pare, per i tassisti non è conveniente: fra tasse, contributi e usura dell’auto le spese potrebbero addirittura superare gli incassi. Ecco perché, secondo alcune indiscrezioni, i “tassisti straordinari” si contano sulle dita di una mano. Semmai, per rispettare i nuovi doppi turni, piuttosto che affidare l’auto a un sostituto, alcuni conducenti sono disposti a restare al volante per dodici ore consecutive.
Il senso del decreto Bersani, anche nella forma mediata da Veltroni, non era certo questo. Perciò Paolo Landi, segretario di Adiconsum, lancia un allarme: “La situazione è pessima. Il traffico non è un alibi credibile: a Roma è stato superato ogni limite. Questo susseguirsi di ricatti deve essere fermato, è finito il tempo delle trattative. Adesso Veltroni deve difendere gli interessi dei cittadini”.

Bittarelli del 3570: "No ai controlli"
“Potenziare il servizio va bene. Però aumentiamo le tariffe”. Loreno Bittarelli, presidente del 3570 (la più grossa cooperativa di tassisti romani), sostiene che “l’attuazione della legge Bersani e il discorso sulle tariffe sono cose separate che non devono essere affrontate insieme”. Ciò nonostante, quando si scalda in difesa dei tassisti, il prezzo delle corse torna sempre in discussione: “Quando sarà il momento di definire meglio le regole bisognerà chiarire la questione del conducente aggiuntivo. Sarà necessario preparare un contratto speciale che dia precise garanzie ai tassisti che mettono a disposizione la loro auto. Bisognerà intervenire sulle tariffe”.
Non sono già alte?
Sono le stesse dal 2001. Nel frattempo però è intervenuta l’inflazione. Dobbiamo pagare le tasse, la manutenzione dell’auto, la benzina. Se vogliamo introdurre la figura del conducente aggiuntivo bisogna preparare un contratto collettivo, che costi poco. Finora le nuove regole si sono tradotte soltanto in turni straordinari per i tassisti.
Quanto durano i turni?
Sono passati da sette ore e mezza a otto ore. In aggiunta, a rotazione, bisogna fare straordinari di quattro ore. Perciò si finisce per lavorare dodici ore continuative. In teoria, nelle ore di straordinario è possibile far lavorare un sostituto. Di fatto però le condizioni non sono ancora chiare. In questa prima fase la maggior parte dei tassisti preferisce fare da sé.
Il Comune vuole controllare che i turni siano rispettati.
Dovrà controllare la commissione mista, formata da rappresentanti del Comune e dei tassisti.
Con il sistema satellitare?
Assolutamente no. E’ giusto che il servizio sia efficiente, ma da qui a mettere in piedi un Grande Fratello, che controlla vita, morte e miracoli di ogni tassista…
Questo sistema è già utilizzato dalla sua centrale, il 3570.
Noi lo usiamo solo per individuare la destinazione delle corse.
Il Comune si limiterebbe a controllare il numero di auto in circolazione…
Ci credo fino a un certo punto. Fra l’altro non ci va a genio che il nostro lavoro sia controllato. In modo implicito, saremmo trattati come fannulloni. E’ offensivo.
Il sistema di controllo è lo stesso: se lo usa il 3570 oppure il Comune, cosa cambia?
I dati possono essere strumentalizzati, letti in qualsiasi modo, per dimostrare qualsiasi cosa. I controlli devono essere svolti dalla commissione mista. Ma in maniera diversa.
Ad esempio?
Basta mandare degli ispettori alla stazione Termini, per vedere se ci sono taxi disponibili. Questo è già un metro di giudizio.

5821 sono le licenze taxi a Roma.
450 le nuove licenze saranno introdotte entro la fine di ottobre (le prime 300, entro la fine di settembre).

2500 sono i taxi aggiuntivi che dovrebbero circolare, in media, per le strade della Capitale, con il sistema dei doppi turni e dei conducenti aggiuntivi. Per il momento, secondo l’assessorato ai Trasporti, ne circolano 1500 in più.
1 su 457, è il rapporto fra licenze taxi e cittadini di Roma. A Milano c’è un taxi ogni 286 abitanti. A Parigi, uno ogni 126.


E a Milano solo fumo
Sembra ancora tutto fermo a Milano: “Con i tassisti sono in corso le trattative. Sembra che vadano bene, ma in realtà non è una buona notizia: le acque sono calme perché non si aggiunge nulla di nuovo. Le cose sono destinate a restare invariate”. Abbiamo raccolto questa indiscrezione da un dirigente del Comune che ci ha chiesto di non rivelare il nome.
Per capire che aria tira, comunque, basta scambiare qualche parola con Enrico Pogliani, presidente della cooperativa 8585: “Il servizio taxi qui da noi è ottimizzato al 99 per cento. Lo dimostrano i dati di uno studio”. Non è la prima volta che Pogliani fa riferimento a questo studio misterioso. Gli chiediamo, una volta per tutte, di mostrarcelo: “Non si può. E’ una cosa riservata. Chi è fuori da queste cose fra l’altro non capirebbe”. Pazienza. Resta il fatto che trovare un taxi a Milano è sempre una bella scommessa. Per Pogliani, comunque, è perfettamente normale: “Questa sciocchezza della legge Bersani ha fatto credere alla gente che avrebbe trovato un taxi già pronto sotto casa. A Roma, ad esempio, non è mica cambiato nulla: hanno solo allungato i turni. Qui a Milano non ce n’è bisogno, perché noi abbiamo sempre lavorato così a lungo! Nel frattempo noi tassisti spendiamo sempre di più senza ricevere adeguamenti delle tariffe, che sono ferme dal 2002. Ma lei lo sa quanto mi è costato costruire il sistema di monitoraggio satellitare? Cinque milioni di euro. Perché dovrebbe servirsene anche il Comune?”
L’unica novità per i taxi meneghini, quindi, probabilmente sarà l’introduzione di una tariffa fissa verso l’aeroporto e tariffe ridotte per i clienti disabili. Per ora la discussione è ferma negli uffici della Regione anche perché il servizio taxi, a Milano, non può essere regolato senza tenere conto delle esigenze dell’hinterland.