21 settembre 2006

Le banche dati segrete di Tim e Vodafone

(Il Salvagente)


di Francesco Martini

Siete sposati? Convivete? E con chi? Avete finito di pagare il mutuo? C’è una persona che chiamate spesso? E' una donna o un uomo? Viaggiate molto? E dove andate? E a soldi, come siete messi?
Telecom, Tim, Vodafone Wind e H3g vogliono sapere i fatti vostri e per scoprirli raccolgono il maggior numero di informazioni possibile, anche senza consenso. I dati servono alla magistratura e alle forze di polizia, ma non solo: in parte, sono gestiti anche dagli uffici marketing e perfino dai call-center. Ma i clienti, se sapessero come vengono utilizzate le informazioni che li riguardano, probabilmente non apprezzerebbero.
Sul numero scorso del Salvagente abbiamo visto quali e quante informazioni vengono raccolte: nomi, indirizzi e numeri di telefono, abitudini di consumo, condizioni economiche, testi degli Sms, durata, provenienza e destinazione geografica di tutte le chiamate in entrata e in uscita. Questa valanga di notizie resta negli archivi per un minimo di sei mesi e un massimo di cinque anni.
L’Autorità garante per la protezione dei dati personali, nei mesi scorsi, ha ispezionato le sedi dei principali operatori di telefonia italiani scoprendo che i clienti sono tutti schedati.
Le compagnie non si limitano a raccogliere le informazioni strettamente necessarie: vogliono sapere molto di più. Telecom (che si è appena scissa da Tim), Vodafone, Wind e H3g, nel corso del 2005, hanno liberamente attinto alle banche dati delle centrali di rischio Crif e Experian (gli organismi privati che tengono traccia dell’affidabilità e della solvibilità di tutti i cittadini che chiedono un prestito a una banca o a società di finanziamento).
Come sono riusciti ad accedere a quei dati segreti? Semplice: nonostante i divieti dell’Autorità, avevano le password.
Durante le ispezioni nelle sedi degli operatori il Garante della privacy si è imbattuto in mastodontici elenchi pieni di dati sensibili.
Wind ha raccolto le informazioni creditizie dei “potenziali clienti” in una “banca dati interna”: a ognuno l’azienda ha dato un punteggio determinato “dal complesso delle informazioni relative alla regolarità dei pagamenti” e calcolato in base alla “regione geografica di provenienza”, alle “modalità di pagamento e all’età”. Fra l’altro, Wind ha ammesso che non è prevista alcuna “procedura di cancellazione” dei dati. Sono informati, i clienti Wind, del loro “punteggio”? Sanno che in base alla provenienza e all’età vengono collocati in diverse “classi di rischio”?
Vediamo cosa succede, invece, in casa Vodafone. L’azienda conduce valutazioni sulle “capacità economico-finanziarie del potenziale cliente” ma anche dei clienti che vogliono stipulare “ulteriori contratti accessori”. Vodafone dispone di un sistema che assegna automaticamente i punteggi e gli “incaricati” possono liberamente visualizzare, sugli schermi dei loro computer, informazioni dettagliate sui cittadini, al fine di “valutare il tipo di dati che hanno determinato il loro punteggio”. Gli addetti al marketing di Vodafone, per intenderci, possono sapere se avete saltato l’ultima rata del televisore nuovo. Non solo: il rapporto fra Vodafone e le centrali di rischio è così stretto che l’azienda comunica tempestivamente a Experian l’ammontare delle bollette e gli eventuali ritardi nei pagamenti.
E Tim come si comporta? Non solo compila un profilo dei clienti (come vedremo più nel dettaglio in queste pagine), ma tiene traccia anche di quelli che sono passati ad altri operatori: “Il sistema non prevede la cancellazione dei dati”. Tanto che Vodafone, il giugno scorso, ha denunciato Telecom alla Corte d’appello di Milano, accusandola di abuso di posizione dominante grazie a un raffinatissimo sistema di schedature e chiedendo un risarcimento di 525,2 milioni di euro. Nella denuncia l’azienda è accusata di “schedare i clienti e proporre offerte mirate non replicabili dai concorrenti” e di utilizzare “informazioni relative alle abitudini di consumo dei clienti di telefonia fissa e di altre informazioni privilegiate che permettono di individuare i clienti dei concorrenti, cui rivolgere in maniera mirata le proprie offerte commerciali”. L’operatore sarebbe in grado di sapere, quindi, “se all’interno di una famiglia che abbia un abbonamento di telefonia fissa Telecom vi siano utenti di telefonia mobile di operatori concorrenti”. Telecom, inoltre, sarebbe “in grado di sapere, attraverso l’analisi dei profili e delle direttrici di traffico, se si tratta di cliente che abbiano frequenti chiamati verso telefoni cellulari”. Immediata la risposta di Telecom sul Sole24Ore: “Non c’è alcun travaso di informazioni tra le nostre divisioni e ci sono controlli assolutamente efficienti per evitare violazioni”.