5 maggio 2005

Taxi: salga pure, tanto è schedato

(Il Salvagente, campagna contro le "liste nere" delle centrali radio-taxi, primo articolo)

di Francesco Martini

“Ma lei… come fa a sapere il mio nome?” Sembra la battuta un po’ scontata di qualche film di spionaggio ma è una scena che si ripete anche nella realtà, a bordo dei taxi di Roma e di Milano. Capita spesso che i tassisti, senza bisogno di presentazioni, conoscano nome, cognome e numero di telefono di chi sale a bordo delle vetture. La questione ci è stata segnalata da un nostro abbonato che tiene molto alla sua privacy: almeno sulle pagine del Salvagente, quindi, resterà anonimo. Quando sale su un taxi, invece, il nostro lettore viene subito identificato, perché i suoi dati anagrafici, ogni volta, compaiono sullo schermo di un apparecchio elettronico installato sul cruscotto.

Lo stesso, in realtà, capita a tutti i cittadini che prendono posto sui tassì che fanno riferimento alle centrali “La Capitale” (che a Roma gestisce il maggior numero di automobili insieme alla centrale “3570”) e “BluTaxi” (il servizio di radio-taxi più diffuso a Milano). A titolo di esempio, ci siamo occupati solo delle due principali città italiane, ma è ragionevole credere che i “taxi indiscreti” viaggino anche altrove.
I tassisti possono identificare al volo i passeggeri perché dispongono di tecnologie sempre più raffinate. Quando il cliente chiama la centrale di smistamento il suo numero di telefono è immediatamente riconosciuto da un meccanismo automatico che fa riferimento a una banca dati dei nomi. Subito dopo, sfruttando la tecnologia satellitare (o un comune ponte radio), l’informazione viene trasmessa ai piccoli computer che si trovano nelle vetture.
Se un cliente non è ancora registrato nella banca dati i centralinisti del servizio radio-taxi si preoccupano immediatamente di chiedergli il nome. Questo significa che le centrali radio-taxi negli ultimi due o tre anni hanno compilato, e tengono sempre aggiornato, un vastissimo registro degli abitanti delle città, ottenuto incrociando le informazioni degli elenchi telefonici con i nomi di tutti i clienti che, almeno una volta, hanno ordinato un tassì.
Ce lo confermano i responsabili di “BluTaxi” e “La Capitale”: non solo i clienti sono quasi tutti schedati ma accanto ai nomi, in alcuni casi, vengono inserite delle annotazioni. Ad esempio, se qualcuno chiama un taxi e poi cambia idea (magari non si lascia trovare) il tassista può lamentare l’accaduto alla centrale di smistamento che provvede a inserire una nota di demerito nell’elenco informatico, accanto al nome del cliente maleducato (o distratto).
Ma a cosa serve questo complesso sistema di schedature? Dalle centrali radio-taxi spiegano che grazie all’identificazione dei clienti il servizio è più rapido e preciso e l’azienda può difendersi dai “clienti ingannevoli”.
Ma è lecito schedare tutti i cittadini che prendono un taxi?
L’abbiamo chiesto all’avvocato Alessandro Del Ninno che spesso ha lavorato in collaborazione con il Garante della privacy (fra l’altro, Del Ninno è autore di un “Manuale sul codice della privacy” che sarà nelle librerie a settembre). “Le aziende che eseguono profilazioni – spiega l’avvocato della privacy - devono informare nel dettaglio i clienti specificando che tipo di dati viene raccolto e in che modo, ma anche per quanto tempo vengono conservati e per quale motivo. Senza un esplicito consenso dei clienti, che può essere espresso anche a voce, ma va documentato per iscritto, i dati non possono essere raccolti. Nel caso in questione mi sembra che nessuna di queste regole sia rispettata”.
Le aziende devono chiedere il consenso. Ma se il cliente lo nega? Gli tocca rinunciare al taxi?
Assolutamente no. Il servizio va garantito lo stesso.
I dati possono essere conservati?
Solo per il tempo necessario a perseguire le finalità del trattamento: in seguito devono essere cancellati.
Facciamo un esempio: un cliente non paga il taxi. L’azienda può usare le profilazioni per difendersi dagli “scrocconi”?
Questo tipo di banche dati è chiamato “black-list”. Certo, le aziende hanno diritto di difendersi, ma devono rispettare regole molto stringenti. Se il cliente non ha pagato la corsa, la centrale radio-taxi può tenere nota del fatto, ma solo se l’azienda intende avviare un procedimento legale. L’informazione, comunque, non può essere conservata successivamente al contenzioso. Chi ha commesso un errore una volta, infatti, non deve essere penalizzato per sempre: si chiama “diritto all’oblìo”.
Le centrali radio-taxi conservano informazioni relative a un grande numero di cittadini. Questo comporta qualche responsabilità?
Certamente. Tanto per cominciare, i dati devono essere adeguatamente protetti, come disposto dal Codice della privacy. E poi deve essere stabilito, in maniera chiara, chi potrà avere accesso ai dati, dando istruzioni scritte agli incaricati.
Cosa rischiano le aziende che non rispettano queste disposizioni?
Solo per la mancata notificazione al Garante dell’attività di profilazione dei clienti, sono previste sanzioni da 10mila a 60mila euro.