5 luglio 2014

Il mistero dei creditori della Pubblica amministrazione

di Francesco Martini

(Tg La7) 


Ma chi e quanti sono i creditori della pubblica amministrazione? La Cassa depositi e prestiti rimbalza la domanda al ministero dell'Economia, che a sua volta rimanda agli enti locali e alle Regioni. Risultato, la risposta non c'è.

 "Non abbiamo un elenco dei creditori. Le cifre che sono girate in questi mesi - settanta, cinquanta miliardi - sono solo stime" spiega il leghista Massimo Garavaglia, coordinatore della Commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni.
Sulle stime, quindi, si baserebbe il decreto firmato lo scorso 27 giugno dal ministro dell'Economia Padoan, che dovrebbe avviare la complessa macchina dei pagamenti come promesso da Matteo Renzi, il 24 febbraio, nel discorso al Senato per la fiducia alla squadra di governo. "I soldi saranno sbloccati in 15 giorni" aveva precisato in un'intervista a Ballarò.
 Ma quindici giorni dopo, il 13 marzo, alla conferenza stampa del Consiglio dei ministri - quella delle slide - Renzi aveva corretto il tiro: "lo sblocco totale avverrà entro luglio". E poi ancora un rinvio: "entro il 21 settembre".
Finora, a conti fatti, sono stati messi a disposizione i soldi - per un totale di 23,5 miliardi - solo grazie a decreti firmati dai precedenti governi - Mario Monti nell'aprile 2013, Enrico Letta ad agosto dello stesso anno. Questo non significa che siano tutti arrivati ai creditori, le certificazioni dei crediti sono in gran parte "in corso di verifica".
Gli ultimi dati disaggregati risalgono a febbraio. I Comuni e le Province hanno chiesto alla Cassa depositi e prestiti un anticipo di 8,4 miliardi di euro. Le Regioni molto di più: 15,8 miliardi. Proprio in capo alle Regioni, infatti, sarebbe il grosso dei debiti delle pubbliche amministrazioni - riferibile, in particolare, al Servizio sanitario regionale. Il decreto per sbloccare i debiti sanitari risale al 20 febbraio, ovvero due giorni prima l'insediamento di Renzi.
Finora i soldi agli enti pubblici erano sempre stati versati sull'unghia dalla Cassa depositi e prestiti - alimentata in gran parte dai risparmi postali dei cittadini. Ma i prossimi 60 miliardi stimati dal governo Renzi dovrebbero metterli a disposizione le banche - che potranno rifarsi, in seguito, sempre sulla Cassa depositi e prestiti, calcolando però gli interessi.
"Così c'è il rischio - commenta Garavaglia - di amplificare il debito delle amministrazioni che sono già in rosso". E il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, sui tempi è dubbioso. Perchè la creazione di un sistema informatico per la certificazione dei debiti è stata già rimandata da giugno alla fine di agosto. E pagare resta impossibile senza rispondere alla solita domanda: chi e quanti sono i creditori?