20 dicembre 2007

Quanto costa lo sciopero dei Tir

(Il Salvagente)

di Francesco Martini
"Qualsiasi categoria, quando protesta, crea disagi: dai piloti d'aereo ai benzinai. Io, per esempio, alcune settimane fa ho lanciato le mie maledizioni contro i medici. Perché mia figlia doveva operarsi, ma loro erano in sciopero". La confidenza è dell'onorevole Paolo Uggé, presidente della Fai (Federazione autotrasportatori italiani) e leader della rivolta dei Tir, ma anche deputato di Forza Italia, nonché sottosegretario ai Trasporti durante il governo Berlusconi.

 L'onorevole è un accanito sostenitore del "metodo del tassista", che funziona così: a prescindere dalla posta in gioco, a dispetto di qualsiasi regola, una sola categoria crea il massimo disagio, paralizzando una città o un intero Paese, rifiutando di partecipare ai tavoli di discussione, per strappare condizioni favorevoli nel corso di estreme, disperate, riunioni d'emergenza.
Uggé non è pentito: "Se potessi tornare indietro farei la protesta allo stesso modo". Le conseguenze, le hanno viste tutti: miliardi di euro in fumo, città senza benzina, centinaia di ambulanze a secco, supermercati vuoti, prezzi alle stelle, esportazioni paralizzate e industrie come Fiat, Barilla. Granarolo e Bauli costrette a chiudere gli stabilimenti proprio sotto Natale.

Miliardi di danni
Federalimentare sostiene di aver subito danni per 630 milioni di euro; gli agricoltori della Cia, 600 milioni; le imprese di distribuzione di Confetra, 900 milioni.
Per i consumatori, invece, il danno è incalcolabile.
"Nei primi giorni successivi allo sciopero abbiamo registrato aumenti fra gli alimenti freschi con picchi dal 30 al 50 per cento", spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, e aggiunge: "La situazione nei prossimi giorni dovrebbe rientrare nella normalità. Ma le oscillazioni della domanda, che per alcuni giorni si è spostata sui prodotti in scatola e surgelati, potrebbe avere conseguenze imprevedibili".
Da un egoismo all'altro, infatti, sempre nel segno del "metodo del tassista", sono intervenuti anche i commercianti speculando sui prezzi e sfruttando l'atmosfera di crisi.
Motivo per cui, secondo Adoc, il cenone di Natale potrebbe arrivare costare fino al 15 per cento in più. Tra l'altro Adoc, Adusbef e Federconsumatori hanno presentato esposti contro il blocco alle Procure di Roma, Milano e delle principali città italiane.
Ma a cosa è servito questo "sacrificio" collettivo?
La risposta è nel maxiemendamento alla Finanziaria: i "padroncini" delle minuscole aziende che governano il trasporto delle merci su gomma hanno ottenuto 225 milioni di euro. Ne valeva la pena?
C'è chi non si accontenta: "Sembra che gli autotrasportatori, a cose fatte, non abbiano ottenuto molto. In effetti, è proprio così", commenta Uggé, e spiega: "Le risorse inserite in Finanziaria non sono elevate. E l'accordo con il governo è stato raggiunto su alcuni punti che, in realtà, erano già stabiliti in un protocollo di intesa firmato in passato". Ma allora, visti i risultati, non sarebbe stato meglio intraprendere, fin dall'inizio, un percorso diverso? "No. Era l'unica strada possibile.
Un governo serio avrebbe dovuto evitare l'insorgere del conflitto", risponde il parlamentare di Forza Italia.

Una storia diversa
Eppure l'archivio delle agenzie Ansa racconta una storia diversa. Lo sciopero era previsto già da novembre. Il governo, tre giorni prima del fermo, si era dichiarato disponibile al dialogo annunciando, anche se in ritardo, l'apertura urgente di un tavolo di confronto. Ma le associazioni Cna-Fita e Confartigianato non hanno voluto partecipare, perché a quel tavolo non erano gli unici invitati. Il ministro dei Trasporti, infatti, aveva chiamato tutti i rappresentanti del settore, comprese alcune sigle (come le cooperative o i sindacati) sgradite alle associazioni degli artigiani.
Del resto la posizione dei sindacati, sul fermo, non è morbida.
Spiega Dario Balotta della Fit-Cisl: "Non esiste un'impresa strutturata. In Italia abbiamo 120mila piccoli padroncini con il loro camion. Che magari portano la merce da Verona a Bari, ma in mancanza di una struttura commerciale fanno il viaggio di ritorno senza merce. Le grandi aziende di trasporto italiane hanno creduto di trarre vantaggio nel frantumarsi in tante piccole imprese. Così, nel resto d'Europa - fa notare Balotta - le grandi aziende strutturate sono in grado di ottimizzare il lavoro mentre da noi la concorrenza si gioca solo sulle tariffe al ribasso. E i padroncini non sono più in grado di fare l'investimento più importante: riunirsi in consorzi".
Ecco perché le piccole imprese dei camionisti di trasporto muoiono di continuo, strozzate dagli aumenti, a partire da quello del carburante, o si trovano a lottare per la sopravvivenza.
Ma quanto costa, ai consumatori, la disorganizzazione cronica del trasporto su gomma?
“Facciamo un esempio: le bibite. I costi per il viaggio con i Tir - conclude Balotta - incidono sul prezzo fino al 25 per cento. Poco meno della metà, però, serve a far viaggiare i camion vuoti".


PARLA IL GARANTE DEGLI SCIOPERI
"Soluzioni migliori della precettazione”
IL PROFESSOR MARTONE: "QUELLO CHE È SUCCESSO CONI TAXI E I TIR DEVE FAR RIFLETTERE"

Non sono serviti gli inviti e gli avvertimenti, non è bastata la precettazione: la Commissione di garanzia sullo sciopero non è riuscita a scongiurare il blocco dei Tir. Il presidente della Commissione, Antonio Martone, non nasconde la sua preoccupazione: "Quello che succede con i taxi e con i Tir deve far riflettere".
Presidente Martone, che succede?
È un fenomeno che segnalo da tempo. C'è il pericolo che le organizzazioni di lavoratori si convincano che, per ottenere qualcosa, bisogna violare le regole.
Succede sempre più spesso. La Commissione non ha strumenti per evitarlo?
Il nostro organismo è stato concepito per operare in un sistema di relazioni sindacali che funziona.
Quando ci troviamo di fronte a fenomeni come quello degli autotrasportatori, che non si riconoscono nelle organizzazioni tradizionali, siamo in terra di nessuno. Se si sfascia il sistema delle relazioni sindacali, le conseguenze possono essere gravissime. Viene meno il presupposto della convivenza civile. Penso solo al settore della sanità, che in questo periodo è in fermento: senza il rispetto delle regole, i pericoli sono enormi.
Eppure gli strumenti ci sono...
Certo. E sono stati usati, ad esempio, nel caso dei Tir. Abbiamo anche il potere di elevare multe fino a 25mila euro nei confronti delle associazioni di categoria coinvolte nello sciopero. Non solo: gli autotrasportatori possono essere sospesi dall'Albo, e questo impedirebbe loro di lavorare anche per lunghi periodi. Inoltre, le organizzazioni che violano le regole sugli scioperi, possono essere sospese, per il futuro, dai tavoli di decisione con il governo.
Non è un buon deterrente?
Sì. Ma fino a un certo punto. Ad esempio, i taxi romani hanno fatto ricorso contro le nostre decisioni. Hanno sostenuto che la partecipazione dei tassisti al blocco del traffico era un fenomeno spontaneo, indipendente dalle organizzazioni di categoria. E il Tribunale di Roma ha dato loro ragione, vanificando il nostro operato. E poi, c'è anche un altro rischio.
Quale?
Chi sciopera, fra le altre condizioni, può chiedere di non essere punito per il mancato rispetto delle regole sullo sciopero.
Con gli autotrasportatori è stato raggiunto questo accordo?
No. E non deve succedere mai. Sarebbe rischiosissimo.
Presidente Martone, la Commissione ha poteri adeguati?
Nei primi mesi del 2008 presenteremo una relazione alla Camera. E faremo delle proposte per trovare soluzioni più adeguate.


Il risultato? 30 milioni di rimborsi

I camionisti chiedono un "rimborso" del rincaro del gasolio e maggiori controlli sui loro concorrenti abusivi. Il governo risponde con 225milioni di euro.
Ciò che potrebbe infastidire i comuni automobilisti (e indurli a "sdraiarsi per terra per bloccare il traffico", come ha provocatoriamente suggerito Carlo Rienzi, presidente del Codacons), è la strana girandola dei pedaggi. Dopo le polemiche sui prezzi delle autostrade (sempre più alti) infatti, suonano stonati quei 30 milioni di euro, inseriti nella Finanziaria, che serviranno a rimborsare una parte dei pedaggi dei Tir.
La misura è servita a placare la rivolta dei giorni scorsi. In questo modo, però, lo Stato spende denaro pubblico per pagare le tariffe stabilite in modo pressoché arbitrario dalle concessionarie autostradali (come ha rilevato, in passato, anche l'Autorità per i lavori pubblici). Nella storia, fra l'altro, c'è un personaggio ricorrente: il cavalier Fabrizio Palenzona, presidente di Conftrasporto ma anche dell'Aiscat (l'associazione dei concessionari autostradali), nonché ex presidente di Fai.
Conftrasporto è l'associazione di categoria che nei giorni di sciopero ha tenuto duro fino all'ultimo, anche quando è stata ordinata la precettazione (e fa parte di Conftrasporto anche Fai, attualmente presieduta da Paolo Uggé, grande protagonista del blocco).
Insomma, il presidente dell'associazione delle aziende che riscuotono i pedaggi è anche a capo dell'associazione di categoria dei camionisti, che i pedaggi li versano. Con i soldi dei cittadini.