di Francesco Martini
Più trasparenza negli spot pubblicitari dei Gratta&Vinci e
degli altri giochi d'azzardo controllati dallo Stato. È una delle novità
introdotte dal decreto Balduzzi, approvato ieri dal Consiglio dei
ministri.
Il Salvagente, già nel luglio del 2008, aveva denunciato per primo le
pesanti omissioni dei gestori: ai giocatori erano tenute nascoste
informazioni fondamentali, come le probabilità di vittoria
Il diritto a una corretta informazione
Dopo quattro anni, con il decreto, sarebbe riconosciuto ai
giocatori il diritto a una corretta informazione: negli spot dovranno
essere specificate le probabilità di vittoria per ogni concorso.
Le pubblicità sarebbero definitivamente vietate, addirittura, per i giochi "aleatori", nei quali le vincite sono determinate dal caso.
Le pubblicità sarebbero definitivamente vietate, addirittura, per i giochi "aleatori", nei quali le vincite sono determinate dal caso.
In attesa delle circolari attuative
Stranamente, però, il divieto sembra applicarsi alla quasi totalità
dei giochi d'azzardo legalmente riconosciuti. In un modo o nell'altro,
infatti, fanno tutti riferimento al caso. Per capire se il decreto punta
alla trasparenza o a un divieto assoluto bisognerà aspettare le
circolari attuative.
Solo allora sapremo, ad esempio, se saranno pubblicizzati alcuni dati attualmente segreti, come le percentuali di restituzione sulla raccolta per ogni singolo biglietto del Gratta&Vinci.
Solo allora sapremo, ad esempio, se saranno pubblicizzati alcuni dati attualmente segreti, come le percentuali di restituzione sulla raccolta per ogni singolo biglietto del Gratta&Vinci.
È la parte di denaro speso dai giocatori che viene “restituito” con
le vincite: il dato che più di ogni altro consente di valutare e
confrontare la convenienza di ogni gioco. Oltretutto, a voler fare le
cose perbene, dovrebbe essere reso pubblico anche il numero di biglietti
vincenti già estratti, perché influiscono pesantemente sulle
probabilità di vincere.
Ma quali sono i "giochi aleatori"?
Nella preparazione delle circolari attuative, fra l'altro, sarà
interessante osservare i salti mortali dell'Agenzia dei Monopoli
nell'opera di classificazione dei “giochi aleatori”, quelli che non
potranno più essere pubblicizzati. Perché il concetto di “caso” si
presta a numerosissime interpretazioni e gli interessi in ballo sono
enormi.
300 milioni di spot
Infatti il business delle pubblicità nei giochi, secondo uno studio
commissionato dall'agenzia stampa specializzata AgiCos, vale la
bellezza di 300 milioni di euro. Una valanga di soldi che sarebbe
destinata a sparire, così, tutta d'un colpo.
Le slot machine "distanziate"
Il governo, apparentemente, ci va giù duro: le slot machine d'ora
in poi potranno essere installate solo a una distanza minima di 200
metri dalle scuole e anche - non si capisce bene perché - dagli ospedali
e dalle chiese.
Per quale motivo il governo Monti, in un momento di difficoltà,
avrebbe scelto di colpire un settore così redditizio? Sembra strano,
perché lo scorso anno i cittadini hanno speso in giochi la bellezza di
79,9 miliardi di euro: di questi, 8,7 miliardi sono finiti direttamente
nelle casse dell'Erario. In tempi di magra male non fanno.
Ma il governo dà mano libera su altri fronti
A ben guardare, c'è il trucco. Le misure restrittive, in realtà, si
affiancano ad altre decisioni di segno completamente diverso.
Con il placet dell'esecutivo è stato dato il via libera a nuovi, lucrosissimi giochi. L'Agenzia dei Monopoli ha approvato la commercializzazione, a partire dal 3 dicembre prossimo, delle slot-machine on-line: si giocherà alle slot su Internet, puntando comodamente da casa.
Con il placet dell'esecutivo è stato dato il via libera a nuovi, lucrosissimi giochi. L'Agenzia dei Monopoli ha approvato la commercializzazione, a partire dal 3 dicembre prossimo, delle slot-machine on-line: si giocherà alle slot su Internet, puntando comodamente da casa.
Le slot on line ad esempio...
Secondo Fabio Felici, direttore di AgiCos, per lo Stato e i
concessionari sarà un ottimo affare, perché le slot "a distanza" sono un
prodotto di grande successo. Nel mondo, sul totale dei giochi on-line,
coprono due terzi del fatturato.
Il decreto che impone nuovi limiti sui giochi, oltretutto, ha un grande
difetto: lascia irrisolta una contraddizione. Anzi, se possibile la
aggrava. Da oltre un decennio la Commissione europea chiede all'Italia
di fare chiarezza sul mercato di giochi, monopolizzato dallo Stato
attraverso un sistema di concessioni a privati.
La Corte europea fa domande incalzanti
La Corte europea, in particolare, vorrebbe sapere quali motivi
giustificano il controllo pubblico e la conseguente chiusura del
mercato con regole che impediscono la libera concorrenza (solo
Lottomatica, ad esempio, è autorizzata a stampare Gratta&Vinci).
L'Italia, nella lunga serie di carteggi spediti alla Corte, ha motivato
la scelta con esigenze di sicurezza e tutela dei cittadini. Sotto il
cappello dello Stato, in teoria, sarebbe più facile evitare
infiltrazioni della criminalità organizzata. Non solo: conservando
il controllo, lo Stato si impegnerebbe a "disincentivare" il gioco d'azzardo, anche
per proteggere i cittadini dal rischio di "ludopatie".
Solo scuse
Quelle fornite alla Corte, evidentemente, sono solo scuse. Nascondono un'altra, più forte motivazione per conservare il
controllo pubblico: rimpinguare le casse dello Stato con i soldi dei
giocatori.
Le infiltrazioni mafiose nel business dei giochi sono una realtà
ampiamente documentata dalle relazioni annuali della Commissione
antimafia: lo Stato, invece di tenere lontani i mafiosi, li attrae come
mosche sul miele. Non solo. Negli ultimi otto anni, con l'attuale
sistema di concessioni statali (che premia sempre le stesse aziende), la
spesa dei cittadini in giochi d'azzardo è passata da 250 a 1000 euro a
testa.
Il boom delle sale giochi
In alcuni paesini del Sud Italia si trovano più sale giochi che
alimentari: dal 2003 le dimensioni del settore sono addirittura
triplicate, fino a incidere sul Prodotto interno lordo per oltre il 3,8%.
E le “ludopatie”, con le nuove "slot-machine" on-line, potrebbero
aumentare in modo impressionante, perché il gioco in questione provoca
fortissima dipendenza psicologica. Altro che "disincentivare": se le
intenzioni si vedono dai risultati, dai governi Berlusconi al governo
Prodi fino all'attuale governo "tecnico", i giochi sono stati
incentivati, più che mai.
Misure solo di copertura?
Nel frattempo, al termine della messa, i fedeli che vogliono giocare dovranno fare più di strada per coprire la "distanza minima": duecento metri in più, e sono tutti contenti.